giovedì 11 gennaio 2018

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Segnalazione:

Titolo: In ogni singolo respiro 
Autrice: Erika Vanzin 
Genere: Romance 
Casa Editrice: Self
Prezzo: Ebook 1,59 - Cartaceo 10,40 euro 



Sinossi:

Brittany è tornata a Stanford dopo essere scappata e aver passato sei mesi a Parigi. È rientrata carica, con un'idea precisa su cosa vuole fare da grande e tanta grinta per affrontare il futuro. Stanford, però, non è rimasta ad aspettarla e i suoi amici neppure. Tutti sembrano essere andati avanti e aver ricominciato a vivere senza di lei, soprattutto JJ.
Riuscirà Brittany ad accettare questi cambiamenti oppure si lascerà abbattere dalle difficoltà di un rientro più traumatico del previsto? Come gestirà il suo rapporto con JJ dopo che l'ha lasciato solo quando lui le aveva chiesto, invece, di restare?


Estratto:

Quando penso che la serata non possa andare peggio, prontamente vengo smentita sulla via tra il soggiorno e la cucina. La testa bionda che avanza verso di me è sicuramente quella giusta questa volta, fino a questo momento non mi sono mai resa conto che potrei riconoscerla tra mille. JJ sta avanzando verso di me, sta ridendo, sfoderando quelle fossette che mi fanno impazzire. Il mio cuore si ferma per più del dovuto, poi riprende a correre allʼimpazzata facendomi arrivare il sangue direttamente sulla faccia, facendola colorare di una sfumatura di rosso accesa. Mi manca il respiro, vederlo semplicemente camminare verso di me è sufficiente per mandarmi il cervello in corto circuito, far diventare le mie gambe molli, far stringere il mio stomaco in una morsa che fa quasi male. Mi è mancato come lʼaria.
Non riesco a muovere un passo per avvicinarmi ma non cʼè bisogno perché lui sta venendo verso di me, non appena le persone che si trovano tra di noi si sposteranno, saremo faccia a faccia, lʼuno di fronte allʼaltra. Purtroppo, nellʼesatto istante in cui succede, il mio mondo crolla sotto i miei piedi. Il suo braccio è appoggiato sulle spalle di una ragazza bionda e bella da far mancare il fiato e, quando i suoi occhi si posano sui miei, mi vede e mi riconosce ma un istante più tardi mi passa accanto come se non esistessi.
Il castello di speranze e illusioni crolla attorno a me senza che io riesca a fare una singola mossa per fermarlo. Resto ferma immobile, con gli occhi che bruciano per via delle lacrime che stanno per uscire e i polmoni che si rifiutano di far entrare, di nuovo, aria nel mio petto. Il mio stomaco fa talmente male che lʼistinto mi fa quasi piegare in due, ma la delusione è talmente forte che rimango paralizzata, come uno stoccafisso, in mezzo al corridoio.
Un barlume di ragione si riaccende nel mio cervello quando un ragazzo mi urta la spalla passandomi accanto. È quello che mi serve per obbligarmi a girarmi nella direzione da cui sono venuta e, con passo costante, avvicinarmi allʼuscita. La sensazione è quasi surreale, la musica, le voci, la confusione, scompaiono magicamente attorno a me, lasciandomi solo con il ronzio del sangue che mi pompa nelle orecchie. Raggiungo ben presto il portico dʼentrata e, senza mai rallentare il passo, attraverso il giardino fino ad arrivare in strada. È a quel punto che non riesco più a trattenere le lacrime e le lascio scorrere assieme ai singhiozzi, appoggiando le mani sulle ginocchia per sorreggermi.
Alcune persone mi passano accanto, mi guardano con un misto di preoccupazione e curiosità e, prima che qualcuno si fermi a chiedermi che cosa sta succedendo, riprendo a camminare verso il mio dormitorio rivivendo mille volte, nella mia testa, la scena e il suo sguardo indifferente su di me. Quando stavo per tornare, quando ero ancora a Parigi, ho immaginato decine di scenari per il primo incontro con JJ, dopo sette mesi in cui sono letteralmente scomparsa. Molti comprendevano grida, parole pesanti, recriminazioni, altri erano un poʼ più ottimistici con imbarazzo, spiegazioni, comprensione, un qualche contatto. Mai ho immaginato che potesse esserci assoluta e completa indifferenza, quella ha fatto più male che qualsiasi altra reazione potesse mai aver avuto. Mi rendo conto solo adesso che, in realtà, ho sperato con tutto il cuore che ci fosse una reazione da parte sua, un qualcosa da cui potevo partire per ricostruire un rapporto che ho mandato a quel paese con una decisione tanto buona per me, quanto pessima per noi due.
Mi rendo finalmente conto di quanto, la mia incapacità di gestire la mia vita, abbia influito su quella di tutte le persone che mi stanno attorno e, la cosa strana di questa realizzazione, è che mi fa smettere di piangere. Improvvisamente la vastità degli errori che ho commesso mi piomba addosso e mi lascia talmente tramortita che non riesco neppure a liberare le lacrime.
Mi rendo finalmente conto di quanto, la mia incapacità di gestire la mia vita, abbia influito su quella di tutte le persone che mi stanno attorno e, la cosa strana di questa realizzazione, è che mi fa smettere di piangere. Improvvisamente la vastità degli errori che ho commesso mi piomba addosso e mi lascia talmente tramortita che non riesco neppure a liberare le lacrime. Realizzo che, anche se andare a Parigi è stata la scelta giusta per poter rimettere in piedi la mia vita, quando ero lì dovevo gestire in maniera diversa i rapporti che ho lasciato da questa parte dellʼoceano. Ho vissuto talmente tanti mesi nella mia bolla di felicità e soddisfazioni che, quando sono tornata alla realtà, non ero preparata ad affrontarla. Il mio cervello si è convinto di aver lasciato una situazione in sospeso, la realtà è che tutti sono, invece, andati avanti senza di me.

Biografia:


All'età di otto anni Erika ha chiesto a Babbo Natale una macchina da scrivere. Quello è stato il momento in cui i suoi genitori, alquanto sorpresi, si sono resi conto che non era come tutti gli altri bambini. Comunque, quel Natale ha ricevuto la sua prima pesante, professionale e nuovissima “Olivetti Lettera 35”. È stato amore a prima vista. Ha cominciato immediatamente a scrivere alcune parole che ben presto sono diventate la sua prima storia breve. Con il passare del tempo ha comprato un computer molto più efficiente ma, quella macchina da scrivere, avrà sempre un posto speciale nel suo cuore: è stata il suo primo amore.
Erika è nata il 6 dicembre 1979 a Valdobbiadene in provincia di Treviso, un piccolo paese ai piedi delle Prealpi. Entrambi i suoi genitori sono nati e cresciuti nella stessa frazione dove tutt'ora risiedono. Erika ha vissuto con loro fino all'età di diciotto anni quando si è trasferita a Padova per frequentare l'università. Dopo la laurea non è tornata a Valdobbiadene ma ha seguito il suo cuore e ha viaggiato in giro per il mondo, vivendo a Los Angeles, Vancouver e Londra e visitando parte del Nord America e dell'Europa.
Suo fratello, Nicola, è nato quando lei aveva cinque anni e, alcuni mesi prima che nascesse, aveva già cominciato il primo anno alla scuola elementare Nicolò Bocassino. Proprio in questa scuola ha incontrato l'insegnante che le ha fatto amare ancora di più la scrittura, i libri e lo studio in genere. Quello è stato l'incontro determinante che l'ha fatta diventare quella che è oggi perché è stata la prima persona, al di fuori della famiglia, a incoraggiare la sua creatività e il suo amore per i libri.
Da adolescente si è sempre sentita diversa, tagliata fuori, incompatibile con il mondo in cui era immersa, così ha sempre trovato rifugio nei suoi diari, nei libri e nella musica. Due libri in particolare l'hanno aiutata a sopravvivere in quegli anni: “L'angelo bruciato”, la storia di Kurt Cobain scritta da Dave Thompson e “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” di Enrico Brizzi. Due libri completamente diversi ma che condividono lo stesso malessere e disagio che solo un adolescente può provare. Grazie a loro è riuscita a sopravvivere quegli anni fino a trovare il suo posto nel mondo, a trent'anni, quando ha cominciato a scrivere romanzi.


Informazioni sul libro: 


"In ogni singolo respiro" è il SECONDO libro di quattro della Stanford Series. NON è auto conclusivo.

Claudia Simonelli

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