mercoledì 12 ottobre 2022

Intervista a Carlo Vicenzi

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Intervista a Carlo Vicenzi 


1) Da dove è nata la tua passione per la scrittura?
È una di quelle domande che mi fanno in continuazione e più me la sento ripetere e meno so rispondere. Credo che sia un problema che mi porto dietro da quando ero piccolo, quello di voler raccontare storie per far divertire le persone. Dico problema perché se non trovo modo di raccontare, tendo a perdermi in quello che c’è nella mia testa e distaccarmi dal mondo reale. Può essere frustrante per chi mi sta intorno. Chiedete alla mia ex-moglie.

2) Cosa ascolti mentre scrivi?
Per anni ho avuto bisogno di silenzio e quiete assoluta, perché ho il tasso di attenzione di uno scoiattolo cocainomane. Però ultimamente ho scoperto canali YouTube con un sacco di ore di musica rilassante e che aiuta la concentrazione. Quindi ora ho il tasso di attenzione di una marmotta. È un miglioramento. Di norma, però tendo ad associare canzoni ai miei personaggi, per sapere come “suonano”. Ha senso quello che dico? Probabilmente no. Scusate.

3) Quanto di te metti nelle tue opere?
Quanto? Tutto. Credo che ogni opera, a prescindere dalla forma, sia un’espressione dell’anima (in mancanza di un termine migliore) di chi la crea. Ogni volta che un quadro, un romanzo, una scultura, una fotografia eccetera vengono creati, credo siano il riflesso dei loro autori e questo vale anche per me, nel bene e nel male.

4) Il genere che preferisci scrivere?
Post-Apocalittico. Sì, il mio ultimo libro uscito è una storia di amore e crescita, ma ciò che prediligo è un bel mondo disastrato in cui i protagonisti devono lottare per sopravvivere. Credo che l’aver visto Ken il Guerriero di Bronson e Tetsuo Hara da piccolo mi abbia segnato per sempre. Il genere Fantasy viene subito dopo nella mia classifica personale. Infatti ho appena finito la stesura di un romanzo che combina i due filoni. Spero di trovare presto un editore.

5) Il libro che ti ha dato coraggio per buttarti nel mondo della scrittura
Questa è facile: nessuno. Non c’è stato un libro che mi abbia spinto a buttarmi, perché scrivere è quello che ho sempre voluto fare. Al contrario ci sono stati libri che quasi quasi mi hanno fatto desistere: autori che hanno prose fantastiche, dialoghi divertenti e interessanti, trame intricate… certe volte mi sono detto “Questa gente è davvero a un altro livello rispetto a me”. Quindi mi sono messo a studiare cosa rendeva quei titoli così eccezionali. Non so se sono migliorato davvero, però. Non sta a me dirlo, ma a chi mi legge.

6) Cosa preferisci: discorso diretto, indiretto, entrambi?
Diretto. Sempre. Un buon dialogo è quello che fa uscire l’anima di un personaggio. Il modo di parlare, la scelta del vocabolario, il ritmo e la lunghezza delle frasi… sono tutte cose che io reputo fondamentali. Uno dei fattori che mi fa amare un libro è proprio il dialogo. Appena trovo uno scambio di battute che non suona naturale o è didascalico, inizio a storcere il naso.

Questo non mi rende immune dallo scrivere dialoghi legnosi e didascalici, purtroppo.

7) Cosa ti aiuta quando ti blocchi con la scrittura?
Tempo, musica, andare a a farmi una corsa. Ma soprattutto le persone che mi leggono. Ho un ego piuttosto fragile e spesso capita che il motivo per cui sto esitando a scrivere è perché ho la sensazione di star sbagliando qualcosa o che il mio lavoro faccia schifo. Vedere qualcuno che mi sostiene vuol dire molto per me.

8) Hai una beta reader per le tue storie?
Più di una, in realtà. È necessario per confrontare i risultati e vedere cosa è frutto di gusto personale e cosa invece è un dato di fatto. Poi sono sempre alla ricerca di nuove cavie a cui sottoporre le mie idee.

9) Il primo libro letto?
Credo fosse Nel Regno del Terrore di Joe Dever. È un libro-game, lo comprai dietro suggerimento di un amico che insistette davvero un sacco. Avevamo qualcosa come 10 anni. All’epoca nemmeno mi piacevano i libri, ma quello era anche un gioco, quindi mi son detto “perché no?”. Da lì sono passato a Terry Brooks, Tolkien, fumetti e manga come se piovesse, letteratura gotica, vampiri…

10) Il tuo libro preferito?
No, no, no. Questa domanda non può avere una risposta sola. Quindi vediamo un po’:
La Prima Legge di Joe Abercrombie per i personaggi.
Gentleman Bastards di Scott Lynch per I dialoghi.
L’Ombra del Vento di Carlos Ruiz Zafón per la prosa.
L’intera Cosmere di Brandon Sanderson per la costruzione del mondo e l’intreccio.
Ma la serie che mi fa mettere in pausa tutte le altre letture, anche se non brilla all’apice in nessun campo specifico è Dresden Files di Jim Butcher. Purtroppo non tradotto nella nostra lingua.


Grazie a Carlo per la chiacchierata 

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