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Intervista a Elisa Baricchi
Ho sempre avuto in mente delle storie che vivevo nella mia testa, scriverle è un modo per non perderle, e per donarle al mondo. In questo caso la storia che ho raccontato non è nata nella mia testa, ma mi è stata regalata dalla storia. Sono partita da un documento (uno dei testi del capitolo testamento), mi veniva presentato come un testo di cui Maria Antonietta era l’autrice. L’ho ritenuto impossibile, da lì ho cominciato a scavare nei documenti, ho trovato un altro sedicente testamento, meno improbabile del primo, ma in cui Maria Antonietta veniva considerata come autrice putativa del testo. Ho cominciato a concepire l’idea di un testo su Maria Antonietta, ma rappresentata come realmente era, non come veniva dipinta.
2) Cosa ascolti mentre scrivi?
Spesso non ascolto musica perchè rischia di “entrare” troppo nel testo, la ascolto mentre creo le scene, questo succede nei romanzi, però. A volte ascolto musica strumentale, il problema dell’ingerenza nel testo, in effetto l’ho con le canzoni, o meglio con i loro testi.
In questo caso ho ascoltato musica classica, giusto per stare in ambientazione.
3) Quanto di te metti nelle tue opere?
Sicuramente molto. In un racconto o in un romanzo i protagonisti hanno almeno una caratteristica che li accomuna a me, in ogni opera, comunque metto una parte della mia visione del mondo, di com’è o di come dovrebbe essere. In questo caso, per quanto abbia cercato di “restare fuori” dalle vicende, di non “inquinare” la storia con le mie opinioni, in diversi punti, non ho potuto farne a meno: nel capitolo del testamento, in quelli dell’Ultima lettera, o meglio nella parte delle sue vicissitudini e nella parte di capitolo dedicata a Luigi XVII, il figlio di Maria Antonietta.
4) Il genere che preferisci scrivere?
Amerei scrivere un romanzo, in effetti l'ho iniziato, ma finisco sempre per abbandonarlo per scrivere un manuale o, come in questo caso, un saggio.
5) Il libro che ti ha dato coraggio per buttarti nel mondo della scrittura
Nessuno, l’ho fatto in totale e pura incoscienza.
6) Cosa preferisci: discorso diretto, indiretto, entrambi?
Discorso diretto sicuramente! Nel discorso diretto il personaggio esprime sé stesso senza intermediari e senza filtri. Questo è anche il motivo per cui preferisco l’io narrante alla terza persona.
7) Cosa ti aiuta quando ti blocchi con la scrittura?
Rileggere il testo scritto dall’inizio, a volte mi basta, altre volte invece mi serve cambiare testo per un po’ e poi tornare al testo originale. In ogni caso mi aiuta molto avere una scaletta. In alcuni casi ho scritto in maniera disordinata, in pratica non ho scritto le scene in ordine, avevo l’ispirazione per una scena e la scrivevo. Poi si rilegge tutto e si vede se funziona.
Con questo saggio è stato più semplice in questo senso: avevo le lettere che corrispondevano ad argomenti e ho cominciato a selezionare e tradurre i documenti, poi di man in mano che avevo abbastanza documenti per ogni lettera, cominciavo a scrivere le parti discorsive. Nella scrittura non ho seguito né l’ordine cronologico, né quello alfabetico.
8) Hai una beta reader per le tue storie?
Sì, la editor della casa editrice e la correttrice di bozze.
9) Il primo libro letto?
Piccole donne della Alcott.
10) Il tuo libro preferito?
Direi che Persuasione di Jane Austen sia ancora il mio preferito.
Spesso non ascolto musica perchè rischia di “entrare” troppo nel testo, la ascolto mentre creo le scene, questo succede nei romanzi, però. A volte ascolto musica strumentale, il problema dell’ingerenza nel testo, in effetto l’ho con le canzoni, o meglio con i loro testi.
In questo caso ho ascoltato musica classica, giusto per stare in ambientazione.
3) Quanto di te metti nelle tue opere?
Sicuramente molto. In un racconto o in un romanzo i protagonisti hanno almeno una caratteristica che li accomuna a me, in ogni opera, comunque metto una parte della mia visione del mondo, di com’è o di come dovrebbe essere. In questo caso, per quanto abbia cercato di “restare fuori” dalle vicende, di non “inquinare” la storia con le mie opinioni, in diversi punti, non ho potuto farne a meno: nel capitolo del testamento, in quelli dell’Ultima lettera, o meglio nella parte delle sue vicissitudini e nella parte di capitolo dedicata a Luigi XVII, il figlio di Maria Antonietta.
4) Il genere che preferisci scrivere?
Amerei scrivere un romanzo, in effetti l'ho iniziato, ma finisco sempre per abbandonarlo per scrivere un manuale o, come in questo caso, un saggio.
5) Il libro che ti ha dato coraggio per buttarti nel mondo della scrittura
Nessuno, l’ho fatto in totale e pura incoscienza.
6) Cosa preferisci: discorso diretto, indiretto, entrambi?
Discorso diretto sicuramente! Nel discorso diretto il personaggio esprime sé stesso senza intermediari e senza filtri. Questo è anche il motivo per cui preferisco l’io narrante alla terza persona.
7) Cosa ti aiuta quando ti blocchi con la scrittura?
Rileggere il testo scritto dall’inizio, a volte mi basta, altre volte invece mi serve cambiare testo per un po’ e poi tornare al testo originale. In ogni caso mi aiuta molto avere una scaletta. In alcuni casi ho scritto in maniera disordinata, in pratica non ho scritto le scene in ordine, avevo l’ispirazione per una scena e la scrivevo. Poi si rilegge tutto e si vede se funziona.
Con questo saggio è stato più semplice in questo senso: avevo le lettere che corrispondevano ad argomenti e ho cominciato a selezionare e tradurre i documenti, poi di man in mano che avevo abbastanza documenti per ogni lettera, cominciavo a scrivere le parti discorsive. Nella scrittura non ho seguito né l’ordine cronologico, né quello alfabetico.
8) Hai una beta reader per le tue storie?
Sì, la editor della casa editrice e la correttrice di bozze.
9) Il primo libro letto?
Piccole donne della Alcott.
10) Il tuo libro preferito?
Direi che Persuasione di Jane Austen sia ancora il mio preferito.
Grazie a Elisa per la chiacchierata
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