venerdì 10 giugno 2022

Intervista alla Casa Editrice Cordero Editore

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 Intervista alla Casa Editrice Cordero Editore 


1) Cosa ti ha spinto in questa avventura? 
Due fattori: la stanchezza e la voglia di migliorarmi. Nei primi anni duemila, ero a capo di un’agenzia fotografica ormai divenuta di importanza internazionale nel mondo del giornalismo sportivo. Inoltre ero presente anche in un’azienda software che operava per importanti clienti su base nazionale. Un grosso impegno anche fisico, oltre che intellettuale. Con l’avanzare dell’età (e degli acciacchi), l’inasprirsi del mercato e con un ritmo sempre più incalzante, mi sono chiesto se avessi potuto mettere a frutto le mie esperienze in maniera più “tranquilla”, lontano dal ritmo frenetico dei giornali o dal continuo aggiornamento imposto dal progredire dell’informatica. Inoltre desideravo fortemente migliorare me stesso, cercare un’acculturazione che, fino ad allora, mi era sfuggita per mancanza di tempo. Una casa editrice mi è quindi parsa l’occasione migliore per coniugare appieno le mie aspettative. Tolto un rallentamento dei ritmi di lavoro, sul resto mi sbagliavo clamorosamente. Ma lo avrei scoperto solo con l’esperienza.

 2) C’è un motivo in particolare nella scelta del nome? 
Quando si è trattato di cercare un nome per la mia casa editrice, ho provato tra quelli che mi piacevano scoprendo che erano tutti già assegnati. Non è rimasto che il mio nome, che credo poi non sia così male, e quindi ecco fatto. 

3) Perché hai deciso di metterti in gioco, anche se il settore dell’editoria non è tra più redditizi? 
Ho la convinzione che non importi quanto sia battuta una pista: si può sempre trovare il terreno più favorevole su cui procedere, basta guardare. Naturalmente è una partita durissima, ma con un po’ di incoscienza si può accettare la sfida. 

4) Parlaci un po’ delle tue passioni.
 La mia vita è divisa in due. Prima di mettermi in proprio (e cioè dal ’93) avevo tempo per curare l’osservazione e, di conseguenza, la fotografia astronomica. Inoltre, sempre in ambito fotografico, mi occupavo di macro fotografia e fotografia subacquea. Adoravo le escursioni e, nei luoghi adatti, mi piaceva ricercare e collezionare fossili. Dal ’93 è cambiato tutto ed ora posso al massimo dare qualche fugace occhiata al cielo e concedermi di tanto in tanto una passeggiata sull’Appenino Ligure.

5) Ti occupi anche di altro?
 Un’altra mia grande passione è la storia moderna e contemporanea. In questo caso sono fortunato perché coincide con il mio lavoro di editore e quindi le ricerche risultano utili non solo per l’intelletto ma anche per il “portafogli”. 

6) Il primo libro che hai letto e ti ha emozionato. 
Il primo vero romanzo l’ho letto in seconda media. Si tratta de “La strada per Agra” di Aimèe Sommerfelt. Ricordo che a quell’epoca mi aveva particolarmente colpito lo stato di indigenza dei due protagonisti. Era difficile per me immaginare una vita diversa da quella che conducevo e questo libro è stato un “forte richiamo” a realtà meno fortunate della mia.

6) Un autore con cui vorresti prendere un caffè.
 Sicuramente Patrick O’Brian, che con i suoi personaggi fa rivivere in maniera, credo, esemplare l’ambiente della marina inglese all’epoca napoleonica. 

7)  Quanto è difficile rifiutare un manoscritto di una persona amica? 
Tantissimo, soprattutto per una casa editrice come la nostra che non è a pagamento. Si vorrebbe aiutare ma a volte non si può proprio. La gente dimentica spesso che quella dell’editore è una professione alla pari di qualsiasi altra: il bilancio deve “quadrare” a dispetto dei sentimenti. L’idea di un signore che valuta i libri sulla base esclusiva del loro contenuto è molto in voga ma non del tutto vera. Ci sono fattori economici, marketing, relazionali che entrano in gioco e non sempre sono compatibili con le aspirazioni dell’amico. 

8) C’è qualcuno che ti ha incoraggiato nel tuo progetto? 
Mia moglie. L’ho conosciuta quando lei aveva 16 anni ed io 18 e, fin da allora, mi supporta moderando le mie intemperanze e dandomi saggi consigli. Ha fatto così anche con la casa editrice quando io, stanco del ritmo giornalistico e anche dell’aspetto informatico ormai indirizzato ad un continuo aggiornamento sia software che hardware, cercavo un po’ di riposo pur senza perdere il “bagaglio” professionale che mi ero costruito in tanti anni. E’ stata lei a dedicarmi grosse fette del suo tempo, a fare tardi la sera, ad ascoltarmi pazientemente lasciando in secondo piano le sue problematiche. 

9) Parlaci di te. 
Sono sostanzialmente pacifico: vivo e lascio vivere. Anche sul lavoro, quando qualche collaboratore sbaglia, preferisco farlo notare con gentilezza. Tuttavia, se mi vengono i cinque minuti, scatta il mio vero carattere ribelle e molto determinato. Chi mi conosce mi definisce con un altro appellativo, però posso essere considerato mansueto dal momento che le “esternazioni di disagio”, in un anno, si contano veramente sulle dita di una mano.

Grazie alla Cordero Editore per la chiacchierata


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