mercoledì 16 gennaio 2019

Benvenuto nel nostro angolo

Intervista a Marilena Barbagallo




1) Da dove è nata la tua passione per la scrittura? Ho sempre amato riempire i miei diari fin da piccola. Credo che la passione per la scrittura provenga proprio da lì. Il classico diario segreto, per me, rappresentava un piccolo mondo interiore in cui riuscivo a esprimere ciò che con gli altri faticava a venir fuori. Mettere su carta pensieri, emozioni, aforismi, canzoni, era uno sfogo quotidiano che, col tempo, si è evoluto diventando una vera e propria passione. D’altronde, anche quando uno scrittore inventa una storia di sana pianta, non può evitare di parlare di sé e delle proprie emozioni. Pertanto, la mia passione per la scrittura nasce dal bisogno di scavarmi dentro, dal desiderio di esprimere su carta concetti universali, qualcosa che non solo riguarda me, ma che può interessare tutti.


2) Cosa ascolti mentre scrivi?
Dipende da cosa sto scrivendo. Prediligo il silenzio durante la stesura di un romanzo, ma ci sono circostanze in cui la musica aiuta ad esaltare le sensazioni che si vogliono descrivere, o ad accelerare l’azione nel caso in cui serva dare un po' di ritmo narrativo. Ultimamente utilizzo la musica solo per isolarmi dai rumori esterni e quando è il caso inserisco anche i titoli all’interno delle mie storie, ma se potessi scegliere, preferirei il silenzio.


3) Quanto di te metti nelle tue opere?
Non credo ci si possa isolare totalmente quando si scrive un romanzo. Credo sia inevitabile inserire, anche inconsapevolmente, tratti del proprio carattere in un personaggio, modi di pensare, addirittura comportamenti specifici, perciò, anche quando un autore non è del tutto consapevole, ogni storia parla comunque di lui, ogni personaggio possiede alcune sue sfumature e il messaggio che si intende lasciare, positivo o negativo, è qualcosa che appartiene sempre all’anima dell’autore.


4) Il genere che preferisci scrivere? 
Non sono un’autrice che si lega a un genere. Mi piace spaziare e inserire vari stili all’interno di una storia. I miei ultimi romanzi sono un mix di generi che non possono essere identificati in un unico, quindi direi che amo scrivere il mio genere, quello che mi appartiene di più, quello che si adatta al tipo di personaggio che creo, alla trama e al contesto in cui tutta la storia si svolge. In sostanza, direi che prediligo scrivere storie in cui c’è un’alta componente di suspense, mistero, intrigo, passione e, ovviamente, amore.

5) Il libro che ti ha dato coraggio per buttarti nel mondo della scrittura ?Sicuramente il mio primo libro, che rappresenta l’origine di tutto. Ho iniziato con un genere totalmente diverso rispetto a quello di cui scrivo oggi. I miei primi passi sono stati fatti col fantasy, col paranormal romance. È stato come andare in palestra, lavorare sodo, allenarmi per poi vedere i frutti di come si è evoluto il mio stile. La serie dei Dannati rimarrà nel mio cuore, perché rappresenta la parte più ingenua di me, a livello di scrittura.

6) Cosa preferisci: discorso diretto, indiretto, entrambi?
Da autrice preferisco il discorso diretto. Da lettrice non bado allo stile narrativo. Mi lascio trasportare solo dalla storia, a prescindere da come questa sia scritta.


7) Cosa ti aiuta quando ti blocchi con la scrittura?
La distrazione in generale è ciò che mi ricarica. Spesso l’ispirazione torna quando meno me lo aspetto. Cercarla è inutile, è lei che mi trova.


8) Hai una beta reader per le tue storie?
Il mio primo beta reader in assoluto è il mio fidanzato. Tutto ciò che scrivo passa dal suo giudizio. Ci sono altre persone che leggono oltre a lui e, per i libri pubblicati con Newton Compton, ovviamente, mi affido alla mia editor.


9) Il primo libro letto?
Piccole donne di Louisa May Alcott.


10) Il tuo libro preferito? 
Ce n’è più di uno, più che un libro, posso dire che i miei preferiti sono sempre quelli drammatici in cui ci sono delle tragedie alla fine. Sono quelli che rimangono di più scolpiti nel mio cuore.

Grazie a Marilena per la chiacchierata!

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