lunedì 14 novembre 2022

Intervista a Silvia Loreti

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Intervista a Silvia Loreti


1) Da dove è nata la tua passione per la scrittura?
Dalla macchina da scrivere della Olivetti che mio padre teneva nella sua cantina. Rossa corallo, splendida e affascinante. Per me un oggetto irresistibile, con l’inchiostro che ti macchiava le mani e le lettere indelebili che incideva nel foglio. Ho preso a scrivere quello che la mia fantasia creava mentre andavo a scuola con il pulmino giallo, o mentre mi riposavo sul ramo del ciliegio davanti casa mia. L’incontro con la macchina da scrivere ha scatenato emozioni uniche: coincise con la sensazione di aver trovato il mio posto nel mondo.

2) Cosa ascolti mentre scrivi?
Ultimo, Elisa, Einaudi, o qualunque canzone mi ispiri. Spesso quando sono in auto e vengo colpita da una canzone inizio a immaginare storie, volti, situazioni. Banalmente è nato in questo modo il mio romanzo #Toronto in Love, ascoltando e riascoltando Pianeti e Peter Pan di Ultimo. Ho sentito Drew, la sua volontà di rincontrare Matilde, di aspettarla dentro a un bar e farsi attraversare dal suo sguardo ancora una volta.

3) Quanto di te metti nelle tue opere?
A volte nulla, a volte troppo. Riscrivo e cancello. Poi lo elaboro per dar ossigeno alle parole, per dare profondità e se mi trovo cerco di nascondermi, ma non è facile. Quando scrivo non sono consapevole che il mio inconscio chiacchieri tanto e abbia voglia di trapelare.

4) Il genere che preferisci scrivere?
Ho una storia davanti agli occhi, la vedo come fosse un trailer del cinema, di quelli che ti segni da andare a vedere non appena esce e quasi quasi preferiresti dal film che invece sta per cominciare. Fantasy, check lit, new e Young adult, non ho un preferito, ma delle esigenze di scrittura.

5) Il libro che ti ha dato coraggio per buttarti nel mondo della scrittura
La chiave della sorte, urban fantasy ambientato a Nizza negli anni ’60. E’ stato una rivelazione per me scoprirmi in grado di iniziare e terminare un romanzo che mi piacesse rileggere anche a distanza di tempo.

6) Cosa preferisci: discorso diretto, indiretto, entrambi?
Entrambi, con una predilezione per il diretto. Mi dà l’opportunità di creare scene più forti, scatenare empatia, odio e amore per i personaggi.

7) Cosa ti aiuta quando ti blocchi con la scrittura?
Leggere, leggere e ancora leggere. Non ho altro modo. Non mi metto mai davanti alla pagina bianca; se non me la sento di scrivere, sicuramente me la sento di leggere. E ho sempre un libro che mi aspetta (una vera e propria torre della vergogna come la chiama mio marito!)

8) Hai una beta reader per le tue storie?
La mia amica Cecilia. So che non dovrebbero esserci dei rapporti amicali con le beta per avere un resoconto sincero, ma di lei mi fido! E’ una sostenitrice attenta e scrupolosa.

9) Il primo libro letto?
Un classico: Piccole donne, Piccole donne crescono, Piccoli uomini e i Ragazzi di Jo. Li cito tutti e quattro perché li ho letti e riletti sempre tutti e sempre in serie.

10) Il tuo libro preferito?
 “La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo” di Audrey Niffenegger. Non posso fare a meno di ripensare alle parole con cui viene descritta la loro straordinaria storia d’amore, quei piccoli passi che, leggendo, si compiono nelle loro vite, nei loro sentimenti fino ad arrivare a piangere e a sentire il cuore spezzarsi per una fine inevitabile e dolorosa. Nonostante abbia pianto e non mi sia ancora data pace rimane il libro che ho nel cuore e che consiglierei a chiunque.

Grazie a Silvia per la chiacchierata


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