mercoledì 19 ottobre 2022

Intervista a Massimo Algarotti

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Intervista a Massimo Algarotti


1) Da dove è nata la tua passione per la scrittura?
Ero alle medie, la nostra professoressa d’italiano ci portò a vedere un film ambientato nella seconda guerra mondiale. Raccontava in particolar modo le torture e le ingiustizie subite dagli ebrei per mano dei tedeschi. Una volta tornati in classe ci chiese di fare un tema. Per la prima volta, lo ricordo come fosse ieri, la mia mano seguiva esattamente i miei pensieri. Uscì un tema che non badava tanto ad esser corretto o scritto bene, ma che nasceva dall’empatia. Quella fu la mia “prima volta”. Poi da lì in poi mi dedicai per tanti anni a scrivere poesie: percorso che si concluse nel 2004 con la partecipazione ad un tour per la Lombardia organizzato dal collettivo dei poeti e scrittori comaschi.

2) Cosa ascolti mentre scrivi?
Dipende da cosa scrivo e a che punto sono. Se devo solo “tracciare la rotta del libro” cerco di ascoltare qualcosa che mi aiuti a concentrarmi. Al contrario se devo affondare nei sentimenti cerco di seguire un ritmo dettato da un pianoforte o un violino. Durante la scrittura del libro “L’Astronauta dal cuore di stagno” ho ascoltato principalmente Giovanni Guidi e Leonard Cohen.

3) Quanto di te metti nelle tue opere?
Di me metto tutto. Scrivere è parte di un processo di elaborazione dei pensieri e delle paure. Per quanto possa esser impegnativo emotivamente, ritengo che per me non esista alternativa. Devo uscire stremato dalla scrittura di un libro e per me non è sufficiente solo trovare una storia da scrivere prima di mettermici dietro. È fondamentale riuscire a trovare la chiave con cui raccontarla. Altrimenti lascio stare.

4) Il genere che preferisci scrivere?
Come dicevo non mi interessa tanto raccontare una storia, per quanto affascinante possa essere. Sono sempre stato più concentrato sull’aspetto psicologico dei personaggi. I loro punti di vista, i loro pensieri, le loro sofferenze.

5) Il libro che ti ha dato coraggio per buttarti nel mondo della scrittura
Tra i tanti libri belli che ho letto, c’è n’è stato uno che mi ha fatto capire quanto possa esser bello per uno scrittore riuscire a creare sorrisi, pianti, sofferenze, riflessioni in un unico libro. Si trattava di “Che cosa ti aspetti da me” di Lorenzo Licalzi. Era splendido e contemporaneamente devastante sfogliare pagina dopo pagina e non riuscire a proseguire per quanto fosse forte in alcuni passaggi.

Quando l’ho terminato ho pensato che semmai un giorno avessi provato a scrivere, avrei proprio voluto fare quello: creare un delirio nel lettore.

6) Cosa preferisci: discorso diretto, indiretto, entrambi?
Indiretto, senza dubbio. Mi risulta più facile contestualizzarlo.

7) Cosa ti aiuta quando ti blocchi con la scrittura?
Il tempo. Posso rimanere bloccato mesi interi. Alcune volte provo a scrivere lo stesso, cercando di credere nell’aiuto della provvidenza. Ma tendenzialmente alla fine cancello tutto. In quei casi la cosa migliore è far passare il tempo, dedicarsi ad altro: la musica, la lettura, o qualsiasi cosa ci distragga dalla storia che stiamo raccontando. Poi un giorno all’improvviso troverai la chiave che sbloccherà tutto e sarai pronto per riprendere. Serve tempo. La scrittura è un percorso e tendenzialmente nasce da un malessere. Non sono mai stato in grado di scrivere un libro o un testo dopo l’altro. Mi risulta impossibile. Serve tempo. Sempre.

8) Hai una beta reader per le tue storie?
Se vogliamo vederlo in senso lato si, la mia compagna Danays. È l’unica persona a cui faccio leggere un libro nel momento in cui lo ritengo finito. L’unica a cui chiedo un parere prima ancora di proporlo alle case editrici. È una persona molto sincera e ha un ottimo senso critico.

9) Il primo libro letto?
“Il giardino segreto” durante le scuole medie. Uno di quei libri che non mi scorderò mai e non perché me ne innamorai. Anzi. Quello che però considero il vero primo libro letto con consapevolezza è senza dubbio “Il fu Mattia Pascal”. Solo l’idea di fondo di quel romanzo mi ha sempre fatto impazzire.

10) Il tuo libro preferito?
Ne ho diversi: “Che cosa ti aspetti da me” di Licalzi, “Seta” e “Oceanomare” di Baricco e “Acqua” di Bapsi Sidhwa.

Grazie a Massimo per la chiacchierata

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