Benvenuti nel nostro angolo
Intervista a Elisa Terenzani
Mi connetto con i miei pensieri più profondi per concentrarmi, preferisco il silenzio attorno a me.
Scrivere di un'emozione che ho provato è più facile, sebbene mi renda più suscettibile al giudizio. Il resto, il contorno, lo creo con la fantasia, e mescolare emozioni ed atteggiamenti reali in contesti immaginati è la cosa che mi dà più soddisfazione.
Il romanzo rosa, sono un'inguaribile romantica.
Non so se è stato proprio quel libro a darmi il coraggio, ma ricordo che nel periodo in cui stavo leggendo "Momenti di trascurabile felicità" di Francesco Piccolo, decisi di creare sul mio pc il file per la storia che avevo in mente.
Amo entrambi. In genere il discorso diretto mi piace perché mi permette di esprimere in maniera più realistica l’urgenza in un dialogo o l'ironia colloquiale, che io adoro. Il discorso indiretto mi affascina perché è il narratore che plasma un’interazione.
Mi stacco da ciò che in quel momento non riesco a fare. Cerco segnali ed ispirazione al di fuori della scrittura: una frase che sento pronunciare, un’immagine che attira la mia attenzione. Lascio andare per trovare.
Non ho una beta reader, ma grazie mille per questa domanda perché ho imparato una cosa nuova, sono alla mia prima esperienza di pubblicazione!
"Una scatola piena di nulla" di Peter Dickinson. Ricordo che era stato il suo titolo misterioso ad attirarmi da piccola.
Faccio sempre fatica a dare una definizione di "preferito" per quanto riguarda i libri, ma anche per film o canzoni, sarà che mi sento così mutevole nel tempo! Ma se devo pensare ad un libro a me caro è "Orgoglio e pregiudizio" di Jane Austen. Mi ha lasciato vari messaggi su cui riflettere, come quello di non rinunciare alla propria felicità e alla propria libertà di scelta, e come rischiamo spesso di evitare emozioni uniche a causa delle false impressioni.
Grazie a Elisa per la chiacchierata
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