martedì 14 luglio 2020

Intervista a Jacopo Zonca

Benvenuti nel nostro angolo

Intervista a Jacopo Zonca




1) Da dove è nata la tua passione per la scrittura?
È nata in adolescenza. Ero molto affascinato dalla figura dell’autore, che fosse uno scrittore o un regista che scrive i suoi soggetti e le sue sceneggiature. Ho cercato così di approfondire sempre di più, leggendo tanto e vedendo molti film, creandomi così un gusto personale. Era un modo per non pensare alle insicurezze che si hanno da ragazzini, quindi questa passione è nata dal mio desiderio di evasione che si è formato in quel periodo.

2) Cosa ascolti mentre scrivi?
Nutro una profonda stima per chi riesce a scrivere lasciandosi trasportare dalla musica. Io proprio non riesco, perché la musica mi assorbe. Ne ascolto prima di scrivere, dopo avere scritto, ma mai durante. Ascolto generi molto diversi, ora molta elettronica, in adolescenza, quando mi sono appassionato appunto alla figura dello scrittore ascoltavo soprattutto hard rock e punk rock, cosa che faccio ancora, ma cerco di essere più presentabile tenendomi i capelli corti.

3) Quanto di te metti nelle tue opere?
Tantissimo. Se scrivo naturalmente devo mettere quello che sono e quello che sento. Certo, la gamma di emozioni è molto vasta, in questo libro, “Il mondo è un’altra cosa” parlo di persone comuni che vivono un dramma, ma anche di personaggi estremamente violenti, che sono molto lontani da me. In quel caso sono andato a pescare dai miei lati più cupi, li ho estremizzati e li affogati in un fiume di fantasia.

4) Il genere che preferisci scrivere?
Sono stato molto influenzato dagli autori della Chemical Generation, un movimento in qualche modo inaugurato da Bret Easton Ellis e poi esploso con Irvine Welsh. Amo anche tanti autori postmoderni come D.F Wallace o Don De Lillo. Autori che hanno saputo raccontare il disagio meravigliosamente. Adoro anche scrittori di genere come Edward Bunker, Stephen King e tantissimi altri.
Fondamentalmente mi piace parlare di angoscia che spesso sfocia in qualcosa di diverso, quindi mantengo questa linea per quanto riguarda i caratteri dei personaggi, però mi piace anche provare a mescolare i generi, come è accaduto in questo libro. Mi auguro di esserci riuscito. È importante non fermarsi ad un genere solo, soprattutto come lettore, perché avere tante possibilità e conoscere le dinamiche di ogni genere può essere utilissimo. In parole povere, bisogna leggere e vedere tanto.

5) Il libro che ti ha dato coraggio per buttarti nel mondo della scrittura.
Dopo il diploma ho studiato cinema e successivamente teatro. Non sono mai stato troppo timido, ma per qualche ragione non riuscivo a sbloccare alcune cose dentro di me. Con il teatro è cambiato tutto, anche il mio modo di scrivere. Ci sono tanti libri che mi hanno dato coraggio, ma se te ne devo citare uno sceglierei Skagboys. La scrittura di Irvine Welsh è impressionante, perché riesce a mescolare altissima letteratura al linguaggio di strada, creando un mix perfettamente recitabile su un palco. Una goduria.

6) Cosa preferisci: discorso diretto, indiretto, entrambi?
Dipende dal tipo di racconto, in genere il diretto, ma non è una regola fissa.

7) Cosa ti aiuta quando ti blocchi con la scrittura?
Questa è una bella domanda. In genere la rabbia è una buonissima spinta, perché è energia, poi gli spunti possono arrivare anche nei momenti più inaspettati. La paura di qualcosa per esempio è un altro motore eccezionale.

8) Hai una beta reader per le tue storie?
Sì, cerco di fare leggere il materiale a persone fidate, che se ne intendano di scrittura e che mi diano un’opinione severa. Per questo libro ho fatto leggere il testo ad una scrittrice con cui ho un rapporto di amicizia, ma sapevo benissimo che sarebbe stata sincera nella valutazione. Ho tirato un sospiro di sollievo poi, sapendo che le era piaciuto. La prima a leggere però è sempre mia madre, che da donna affettuosa si trasforma in severa story editor. La cosa importante è che i giudizi prima della pubblicazione siano, imparziali, onesti.

9) Il primo libro letto?
Dunque, il primo libro letto seriamente, cioè per il gusto della lettura è stato It. Non ero un lettore fortissimo, e per sfidare me stesso ho deciso di leggere un libro di più di mille pagine, vedendo se riuscivo a finirlo per potermi vantare con i coetanei. L’ho finito, ma poi per i sei mesi successi non l’ho detto a nessuno.

10) Il tuo libro preferito?
Solo uno? Mi vuoi male! Ne cito qualcuno, di cui consiglio caldamente la lettura:
Glamorama
Skagboys
Infinite Jest
It
Cane mangia cane

Grazie a Jacopo per la chiacchierata 

Nessun commento:

Posta un commento