giovedì 6 settembre 2018

Benvenuti nel nostro angolo 


Intervista a Salvatore Amato

1) Da dove è nata la tua passione per la scrittura?

R: Da bambino ero molto introverso, timido e balbettavo, così quando imparai a scrivere, scoprii un mondo tutto mio, dove potevo fare quello che volevo e le mie barriere emotive crollarono, la scrittura è sempre stata per me un supporto, uno sfogo e una via di fuga.

2) Cosa ascolti mentre scrivi?

R: Ho bisogno del silenzio assoluto per ascoltare i miei pensieri e provare a imprimerli su carta nel modo migliore possibile.

3) Quanto di te metti nelle tue opere?

R: Dipende da cosa scrivo, comunque qualcosa di mio c’è sempre.

4) Il genere che preferisci scrivere?

R: Mi piace spaziare, non importa il genere, l’importante è che mi diverta mentre lo faccio. Di solito quando questo spasso viene meno, comincio a scrivere qualcos’altro: ho tanti racconti e anche romanzi iniziati e mai terminati.

5) Il libro che ti ha dato coraggio per buttarti nel mondo della scrittura

R: Più che libro direi la persona. Come ho detto prima, ho sempre scritto, ma prima lo facevo esclusivamente per me, senza curarmi del fatto che sarebbe stato bello se qualcuno, oltre il sottoscritto, avesse letto quello che scrivevo per semplice diletto. La spinta a fare questo passo, me l’ha data Eleonora la mia compagna, che dopo aver letto per caso delle cose scritte da me, si è complimentata e ha insistito affinché provassi a scrivere un libro. All’epoca accettai la sfida, ma ero sicuro che non l’avrei mai terminato, invece ce l’ho fatta. Poi, Fra fuori dal grigio ha subito sicuramente l’influenza di Welsh, poiché quando decisi di iniziare questa nuova avventura, avevo appena terminato Colla e stavo leggendo Porno, questi libri mi hanno dato un’idea di come volevo strutturarlo, anche perché tutte le volte che immaginavo di scrivere un romanzo, avevo quest’idea fissa che avrei dovuto metterci tanti spunti di riflessione sul malaffare della nostra penisola e il modo migliore di farlo mi sembrò appunto dare voce a quattro ragazzi di periferia, reietti di una società più malata di loro.

6) Cosa preferisci: discorso diretto, indiretto, entrambi?

R: Entrambi.

7) Cosa ti aiuta quando ti blocchi con la scrittura?

R: Scrivere per me è una droga, se smetto soffro l’astinenza, quando mi è capitato di bloccarmi, ho semplicemente chiuso e iniziato a scrivere qualcos’altro.

8) Hai una beta reader per le tue storie?

R: No, fino a qualche tempo fa non sapevo neanche cosa fosse, ho sempre scritto perché mi faceva piacere e bene, forse ho sempre guardato tutta questa faccenda in modo semplicistico, ma sono dell’idea che quello che pubblico sopravvivrà a me e sarà la testimonianza del mio passaggio sulla terra, perciò è obbligatorio cercare di farlo al meglio e se un Beta Reader può aiutarmi in questo, non escludo che forse un giorno ne usufruirò. Per ora sono il Beta Reader di me stesso.

9) Il primo libro letto?

R: Non ricordo il primo in assoluto, ma ricordo quello che mi fece innamorare della letteratura e che mi fece capire che i libri non erano per forza pallosi, come quelli che mi facevano leggere a scuola, ma che leggendo ti puoi anche divertire e passare del tempo piacevole. Quel libro era Storie di ordinaria follia di Bukowski e io avevo 10 anni.

10) Il tuo libro preferito?

R: Uno solo? Non saprei, è una domanda molto difficile, ce ne sono alcuni che meritano il primo posto ex equo.




Grazie a Salvatore per la piacevole chiacchierata. 


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