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#CoverReveal
TITOLO: HATE
GENERE: Romance Contemporary
DATA DI USCITA: 1 marzo
PAGINE EBOOK: 305
PAGINE CARTACEO: ancora da definire
PREZZO EBOOK: 2,99 euro
PREZZO CARTACEO: 10,00 euro
ROMANZO AUTOCONCLUSIVO.
Prologo
SHIRLEY
Sono seduta sulla solita panchina appartata all’esterno della high school e sto fissando da dieci minuti il campo da rugby.
I giocatori della squadra ufficiale si stanno allenando per la partita, accerchiati come sempre da sexy cheerleader con indosso magliette aderenti e gonne corte fino alle chiappe. Sono tutte bellissime, ma credo siano le loro tette e i loro culi perfetti a renderle popolari.
Pagherei oro per essere come una di loro e diventare oggetto del desiderio di Noah Larson, il ragazzo più fico di tutto il Massachusetts, ne sono certa. Le sue iridi nere sono in grado di farti dimenticare la più brutta giornata di sempre… così dicono… perché su di me, i suoi occhi, non hanno mai osato posarsi. Non credo sappia neppure della mia esistenza, nonostante non passi proprio inosservata.
Domani compirò quindici anni e l’unico regalo che vorrei sarebbe quello di sparire… Però esisto, e devo farmene una ragione.
Apro il sacchetto che mi ha preparato mia madre e osservo, bramosa, i due sandwich con arrosto di tacchino, burro di arachidi e cetriolini, e la doppia porzione di torta alle mele. Sul fondo dello zainetto trovo anche una bevanda zuccherata e una bottiglietta di acqua gassata.
Vorrei non anelare questo maledetto cibo, che più mangio e più mi fa sentire in colpa, ma, inevitabilmente, più mi sento in colpa e più ricomincio a mangiare, è un maledetto cane che si morde la coda.
Sono alta un metro e settanta e peso centoquindici chili; non ho memoria di essere stata magra e non ho memoria di essere stata desiderio di un ragazzo.
Scarto il primo sandwich e lo addento provando un meraviglioso senso di benessere dentro di me, perché il cibo è la droga in grado di assopire ogni mio tormento.
«Ehi, Shirley, ricordati che il sacchetto non è commestibile!» Ridacchiano due idioti che mi passano accanto. Non importa, ci sono abituata.
Ignoro la loro ironia e continuo ad affondare il mio dolore nell’arrosto di tacchino inondato di burro, tenendo il mio sguardo incollato sul metro e ottanta di muscolatura che sta correndo lungo il campo con la palla sotto il braccio.
Credo di amare Noah.
Non ho mai avuto un ragazzo e non conosco molto bene il significato di questa parola, ma penso a lui giorno e notte con il batticuore. Passerei ore intere seduta su questa panchina a fissarlo o a spiarlo dietro l’anta del mio armadietto, quando si sofferma a chiacchierare lungo i corridoi della high school, venerato da galline starnazzanti.
Lui ha diciassette anni, è il figlio del Sindaco di Cambridge, sua madre è il presidente dell’associazione Salvaguardiamo l’ambiente e la sua villa è grande quanto il parco dove sono seduta adesso. Nemmeno se fossi magra e sensuale potrei avere speranze con lui.
Appallottolo la carta vuota del primo sandwich e la getto nel cestino che si trova di fianco a me, poi prendo il secondo che, a prima vista, sembra ancora più ricco di ingredienti. Mi bastano cinque bocconi per finirlo, butto l’involucro e afferro la lattina sul fondo dello zainetto. Lo schiocco della linguetta accompagna l’odore di Coca Cola fino alle mie narici e, subito dopo averne ingollato quasi tutto il contenuto, sento gli zuccheri prendere vita nelle mie vene. L’appoggio sulla panchina e srotolo la carta che avvolge la torta di mele.
La mia bocca si spalanca famelica come una voragine, sembro un’affamata in astinenza di cibo da settimane, ma, nonostante ogni morso sulla frolla croccante mi trasporti in un mondo onirico di beatitudine, il mio sguardo rimane fisso su di lui.
Sta facendo il playboy, come sempre, pavoneggiando il suo fisico perfetto, strizzato dentro alla divisa da rugbista. La sua mano si muove leggiadra nell’aria per salutare le ragazze sedute sugli spalti, venute esclusivamente per lui, e più guardo quella scenetta più mordo in fretta, fino a ingozzarmi come un maiale.
Ho finito. Le mie tremila calorie per il pranzo sono esaurite; termino la bevanda e richiudo lo zainetto per tornare a lezione. Mi alzo a fatica dalla panchina e do un’ultima occhiata al ragazzo dei miei sogni, ma ciò che vedo mi fa mancare il respiro.
Noah sta discutendo a bordo campo con alcuni amici, il casco stretto sotto il braccio e lo sguardo indirizzato verso di me, così come quello di tutti gli altri ragazzi della squadra.
Mi volto all’indietro per vedere quale sia l’oggetto del loro interesse, certa di non essere io, ma alle mie spalle si trova soltanto la vecchia quercia che mi sta riparando dal sole di fine maggio.
Torno con gli occhi su di lui e deglutisco quando lo vedo oltrepassare il cancello del campo per dirigersi a passo spedito nella mia direzione.
Mio Dio, quanto vorrei essere desiderabile in questo momento! Indossare un abito così aderente da non riuscire a respirare e sentirmi bellissima nelle mie forme perfette. Invece abbasso gli occhi e vedo solo un paio di jeans taglia cinquant’otto e un golfino così stretto da farmi apparire un cannolo.
Provo a ritirare la pancia, ma, a parte rischiare di morire soffocata, non ottengo nessun risultato, quindi mi arrendo alla mia maledetta obesità.
Ormai si trova a pochi passi da me, mi sento ingoiare dal prato fino alle viscere dell’inferno, non posso fuggire, non posso ignorarlo e nella mia testa riecheggia una sola cosa in grado di placare i miei tormenti in questo difficile momento: cibo.
NOAH
Una scommessa.
Una stupida scommessa persa che mi costerà la reputazione per tutta la vita.
Sapevo che Zac era un bastardo, ma che mi costringesse a un appuntamento con Shirley Miller, la cicciona, non l’avrei mai immaginato. Per quanto l’idea mi faccia rabbrividire non posso sottrarmi o le ragazze penseranno che sono un perdente, quindi uscirò con lei e cercherò di pensare alle tette di Ava.
Mi sto avvicinando alla sua imponente figura con passo deciso e provo una certa soddisfazione nel vedere i suoi occhi riempirsi di terrore. Forse avrebbe preferito ciucciarsi una stecca di cioccolato, be’, dovrà accontentarsi.
«Ciao» la saluto sfoggiando un falso sorriso.
Lei non risponde, ha la bocca spalancata e lo sguardo fisso su di me, come fossi un fantasma.
Faccio cadere gli occhi sulle sue labbra e noto che sono ricoperte da un velo di burro di arachidi, scendo ancora più in basso, sulle tette gigantesche e, con disgusto, vedo che il golfino da quattro soldi che indossa, è cosparso di briciole.
Calo le palpebre per qualche secondo pensando a quanto sia stato coglione ad aver accettato di uscire con lei, lontana anni luce dalle ragazze che mi porto a letto.
Scuoto leggermente la testa in segno di dissenso mentre le volto le spalle senza aggiungere altro, sicuro di voler fuggire da questa situazione inverosimile, ma appena scorgo i miei amici sghignazzare, imitando grottescamente un atto sessuale tra di loro, capisco che se non andrò fino in fondo mi costerà caro. Faccio un grosso respiro e mi giro nuovamente verso di lei.
«Sai parlare?» domando quasi infastidito.
«Io… sì, certo…» risponde intimidita.
«Bene, allora potrai dirmi se domani sera ti andrebbe di uscire con me.»
Le sue gote paffute si colorano di rosso, incredula almeno quanto me della domanda.
«Quindi?» la pungolo, frettoloso di ritornare dalle mie ragazze.
«Sì.» Si limita a dire senza aggiungere altro.
«Bene, ci vediamo qui, nel piazzale della scuola, alle nove.» Non aggiungo altro, è tutto quello che deve sapere.
Quando raggiungo gli altri faccio una gran fatica a tenere a bada le loro frecciatine.
«Diciamo definitivamente addio al nostro amico Noah Larson, che sarà ingoiato dal corpo ciccioso di Shirley Miller!» Ridacchia, Zac, il mio migliore amico.
«Piantala, coglione, sarà solo un’uscita, dopodiché il mio debito per aver sbagliato il tiro sarà saldato.»
Lui si avvicina con aria sorniona. «Credi di cavartela con così poco?»
«Poco? Uscirò con la ragazza meno desiderabile di tutto il pianeta compromettendo la mia reputazione e ti sembra poco?» Deformo la bocca in una smorfia.
Grant fa schioccare la lingua così forte da farmi sussultare. «Un lungo giro di lingua e sarai a posto.»
«Non ci pensare nemmeno, idiota!»
«Grant ha ragione, che scommessa sarebbe senza un minimo di sacrificio?»
Mi passo la mano sulla banda laterale e sospiro. «Siete due coglioni del cazzo!»
«Un limone e poi potrai riportarla a strafogarsi su quella dannata panchina, ma il tutto dovrà essere dimostrato dal video che farai con la tua nuova, innovativa e costosissima videocamera.»
Li odio così tanto in questo momento che potrei prenderli a calci nel culo fino a domani. Butto lo sguardo su Ava, la ragazza più ambita della scuola, e i miei ricordi mi riportano a quando urlava la parola “ancora”, mentre il suo corpo nudo saltava come una gazzella su di me; saranno solo un paio di ore, mi basterà pensare a come mi ricompenserà lei dopo, per dimenticarmi completamente della figura di Shirley.
«D’accordo» ringhio tra i denti, prima di avviarmi verso gli spogliatoi.
SHIRLEY
Domani uscirò con Noah Larson.
Domani, probabilmente, morirò.
Mi butto sul letto e chiudo gli occhi cercando di far smettere di battere forte il mio cuore. Non posso credere a quello che è successo, se avessi una migliore amica probabilmente penserei a una grossa somma di denaro offerta da lei a Noah per obbligarlo a uscire con me, ma non ho amici, sono sola con i miei centoquindici chili e il cibo, che mi accompagna in ogni momento della mia giornata.
Mi domando che cosa possa essergli passato per la testa per avermi chiesto un appuntamento, non credo di essere oggetto del suo desiderio, ma, sinceramente, è poi così importante?
Nessun ragazzo mi ha mai guardata, nessun ragazzo mi ha mai desiderata e, sono sicurissima, nessun ragazzo mi chiederà mai di uscire e, improvvisamente, quello che invade i miei sogni da circa un anno mi propone un appuntamento e a me dovrebbe interessare il motivo per cui l’ha fatto?
Due colpi alla porta mi distolgono dai miei pensieri.
«Shirley, tesoro, stai bene?» Mia madre entra e si siede accanto a me. «Sei tornata a casa, a malapena hai salutato e ti sei rinchiusa qui dentro.» Le sue dita passano delicate sul mio viso. «Hai fame? C’è ancora della torta di mele.»
«Adesso no, grazie.»
«Non hai fame?» indaga con gli occhi sgranati.
So che mia madre mi ama da morire, ma le sue espressioni certe volte sono come lame affilate.
«Strano, ma vero…» Fingo di ridacchiare.
«Va bene, parliamo allora del tuo regalo di compleanno, io e papà abbiamo pensato di regalarti nuovamente un abbonamento annuale per il cinema, cosa ne pensi?»
Adoro andare al cinema, sono un’appassionata di film, conosco molte battute a memoria, oltre a tutte le date di uscita, curiosità su attori, registi e location, ma domani sarà la giornata più bella della mia vita e io non ho niente da mettermi. Non posso chiedere ai miei genitori due regali, non navighiamo nell’oro, perciò mi trovo davanti alla scelta più difficile della mia vita.
Sospiro almeno tre volte prima di rispondere. «Quest’anno vorrei qualcosa di nuovo da indossare.»
Mia madre increspa la fronte. «Pensavo che il cinema fosse la tua più grande passione.»
Certo che sì, ma anche Noah, vorrei dirle.
«Sono anni che non mi compro niente, ho sempre pensato di rifarmi l’armadio una volta che sarei dimagrita, ma a quanto pare ogni anno ingrasso sempre di più.»
«Bambina mia.» La mano di mia mamma ricomincia a scivolare sulle mie guance paffute. «Tu sei bellissima anche con qualche chilo di troppo.»
Ignoro il suo modo distorto di vedere la realtà, probabilmente è l’amore incondizionato che prova per me a parlare al posto suo, ma, forse, se fosse stata più obiettiva e meno protettiva nei miei confronti, adesso sarei meno grassa e più felice.
«Voglio fare shopping» ribatto decisa.
«E va bene, allora preparati, andiamo al centro commerciale» risponde sorridendo, prima di andarsene.
Rimpiangerò i fine settimana al cinema e mi mangerò le mani per aver barattato più di cento giorni di programmazione per uno solo con Noah, ma non posso presentarmi con indosso un golfino striminzito e vecchio.
Mi alzo, mettendomi di fronte allo specchio, e sospiro. Mi hanno sempre detto tutti che ho un viso bellissimo, ma deformato dal grasso non riesco nemmeno più a vederlo.
Domani Noah mi dedicherà un po’ del suo tempo e, qualsiasi sia il motivo per cui ha deciso di farlo, spero che la sua attenzione possa andare oltre i molteplici chili che mi circondano.
NOAH
Quando arrivo davanti scuola lei è già lì che mi aspetta. Fortunatamente a quest’ora non c’è nessuno, non a caso le ho dato l’appuntamento qui.
È seduta sulla solita panchina dove quotidianamente si ingozza come un maiale e ha l’aria pensierosa. Il grosso lampione illumina la sua figura proiettando sul prato un’ombra più esile della sua reale stazza. Indossa una camicetta bianca e un paio di pantaloni neri, ha lasciato sciolti i lunghi capelli e ha messo un filo di trucco.
Si è fatta carina per l’occasione e io riesco a scacciare via un po’ dei pensieri negativi che mi hanno accompagnato per questo lungo giorno.
Sistemo la videocamera vicino al cruscotto per averla pronta all’uso e la nascondo sotto le pagine di Capitan America, cercando di lasciare fuori l’obiettivo, poi tiro giù il finestrino.
«Sali» le ordino con tono poco amichevole…
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