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Intervista a Andrea Martinetti
La passione per la scrittura è nata dalla lettura. Potrebbe sembrare una frase fatta, ma nella mia esperienza personale è la realtà. Ho sempre letto tantissimo fin da giovanissimo non solo libri, ma anche fumetti o qualunque altra cosa. Dopo aver sognato di prendere parte a tutte quelle storie e avventure, ho desiderato crearne una mia.
2) Cosa ascolti mentre scrivi?
Di solito ascolto di tutto, ma quando leggo o scrivo mi piace non avere nulla che mi distragga da quello che sto facendo. In realtà ho imparato a leggere e scrivere anche quando non sono a casa davanti al computer e in quel caso il sottofondo può aiutare. In genere però sono le vicende e i dialoghi che immagino a fare rumore per me.
3) Quanto di te metti nelle tue opere?
Moltissimo. Sono sempre pronto a riportare esperienze, momenti, sensazioni che ho vissuto. Basta un panorama, uno scorcio, un comportamento strano di qualche persona o incontri inaspettati. L’ispirazione arriva spesso dalle piccole cose. Non solo questo, ci sono anche le passioni personali. D’altronde nel romanzo parlo di libri, se non è una passione quella…
4) Il genere che preferisci scrivere?
Per deformazione professionale e passione personale mi piace fare ricerca, quindi non disdegno il romanzo storico, anche se un racconto come “La polvere di carta” mi ha dato molta più libertà di scelta e di movimento. Il racconto fantastico/fantasy permette di creare situazioni più libere, non per forza legate alla “realtà” o alla “correttezza storica”. Il romanzo storico è una sfida appassionante e chissà che un domani non arrivi.
5) Il libro che ti ha dato coraggio per buttarti nel mondo della scrittura
Se dovessi rispondere senza pensarci, la saga de “Le cronache di Camelot” di Jack Whyte, ma in realtà, come dicevo prima, è stata la somma dei tanti libri letti.
6) Cosa preferisci: discorso diretto, indiretto, entrambi?
Mi piace molto perdermi nelle descrizioni degli ambienti e dei paesaggi. All’inizio inoltre trovavo difficile capire cosa far dire ai personaggi. Mi sentivo come se dovessi entrare nella testa di qualcun altro e immedesimarmi in lui per capire cosa avrebbe potuto pensare riguardo a ogni argomento. Un triplo salto mortale, insomma. Con il tempo è diventata quasi consuetudine, ma continua a piacermi perdermi nelle descrizioni, quindi direi entrambi.
7) Cosa ti aiuta quando ti blocchi con la scrittura?
Staccare completamente. Ci sono momenti in cui le idee sembrano troppe e si fa fatica a stare dietro al pensiero, altri in cui non c’è verso di cavare un ragno dal buco. In quel caso per me l’unica soluzione è dedicarmi ad altro.
8) Hai una beta reader per le tue storie?
Mia moglie è di sicuro la prima persona che legge quello che scrivo, ma mi capita di condividere ciò che ho messo nero su bianco con gli amici per capire quale sia la loro percezione di quanto io abbia immaginato e fissato sulla carta.
9) Il primo libro letto?
Non credo proprio sia stato il primo in assoluto, ma quello che ricordo andando indietro nel tempo con più curiosità è stato “Il Milione” di Marco Polo che ho letto alle scuole medie. Per quanto fosse interessante, ancora oggi mi chiedo come sia riuscito ad arrivare fino in fondo.
10) Il tuo libro preferito?
A parte la saga che ho citato prima di Jack Whyte, non posso non citare “Lo Hobbit” e “Il signore degli anelli”, ma anche “I pilastri della terra” è stato uno dei miei libri preferiti. Per me appresentano, di fatto, i capisaldi dei due generi che più preferisco.
Grazie a Andrea per la chiacchierata
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