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martedì 14 aprile 2020

Intervista a Anita Pulvirenti

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Intervista a Anita Pulvirenti


1) Da dove è nata la tua passione per la scrittura?

Ricordo che ho sempre amato leggere e immaginare i mondi raccontati nei libri mi ha fatto venir voglia di inventarne a mia volta. Ma questa è la visione romantica della scrittura, il momento d’ispirazione per una nuova storia dura pochi minuti appena. Lo stupore per un’idea che affiora alla mente poi deve farsi concreta, diventare schema, ci sono da creare le schede dei personaggi, incollarsi alla tastiera quattro ore al giorno almeno e non alzarsi finché l’obiettivo prefissato non è stato raggiunto, che nel mio caso sono mille/duemila parole al giorno.

Poi bisogna rileggersi, correggere, inviare all’editore e attendere i tempi dell’editoria. Ecco, se si ha la pazienza di attendere tanti mesi, anche un anno per vedere la propria storia sugli scaffali di una libreria, allora si può parlare di vera passione per la scrittura.

2) Cosa ascolti mentre scrivi?

La musica del momento varia con l’umore e con il mood della storia. È importante avere la playlist sempre pronta, perché appena mi siedo alla scrivania per la sessione di scrittura quotidiana, la musica mi aiuta a entrare immediatamente nella storia e tutto intorno a me svanisce, ci siamo soltanto io e i personaggi che vivono nel romanzo.

3) Quanto di te metti nelle tue opere?

“Beato chi ha una da provincia da raccontare” diceva Balzac e cerco di farne monito. Mi hanno insegnato, infatti, che è meglio parlare di ciò che si conosce. Così Carminia, la mia protagonista, ne “La Trasparenza del Camaleonte”, lavora negli uffici di una compagnia aerea come ho fatto io per dieci anni, prima di dedicarmi a tempo pieno alla scrittura, e beve tisane ai frutti rossi, le mie preferite. È soltanto un modo per essere credibili, non potrei mai, per esempio, scrivere di un protagonista maschile, perché è un mondo che non mi appartiene e avrei sempre paura di non renderlo abbastanza realistico.

4) Il genere che preferisci scrivere?

Questo lo considero un romanzo di formazione perché la protagonista, sebbene quarantenne, si evolve e acquisisce una nuova profonda consapevolezza di sé, ma sono molto affascinata dal distopico femminile, mi vengono in mente i libri di Violetta Bellocchio, Naomi Alderman, Margaret Atwood e altre grandi scrittrici cui mi ispiro. Ma devo ancora studiare molto per riuscire a scrivere bene di un futuro ipotetico che racconti la nostra realtà sovvertendola. Per fortuna amo le sfide.

5) Il libro che ti ha dato coraggio per buttarti nel mondo della scrittura.

Ho molto amato lo stile di Agota Kristoff in Trilogia della città di K. Un libro straordinario che tengo sempre accanto al PC quando scrivo, per ricordarmi quanta strada ho da percorrere ancora per migliorare la mia scrittura.

6) Cosa preferisci: discorso diretto, indiretto, entrambi?

Amo raccontare ma i dialoghi talvolta è la storia stessa a richiederli, anche se sono difficilissimi da scrivere perché non si può far parlare i personaggi con la voce sempre uguale dell’autore, ma neppure in maniera troppo colloquiale. Quindi posso dire che mi sforzo di inserirli per alleggerire il ritmo anche se lo faccio con timore quasi reverenziale, rileggendoli un’infinità di volte, a voce alta, per vedere se reggono.

7) Cosa ti aiuta quando ti blocchi con la scrittura?

Staccare. Un giorno di pausa per riflettere sul perché del blocco. Se la storia è ben definita e non ci sono intoppi nella trama il problema è che ho bisogno di distaccarmi per qualche ora. Ma succede molto di rado, è soprattutto questione di costanza.

8) Hai una beta reader per le tue storie?

La mia adorata Daniela, co-blogger e paziente amica. Ci siamo conosciute proprio così: cercavo su un forum per scrittori un beta che mi dicesse se il romanzo reggeva e lei si offerta di aiutarmi. Si è creato un legame indissolubile, anche se ancora non ci siamo mai incontrate. La considero una vera amica, parliamo di libri e non solo, così il primo gennaio del 2016 ci siamo dette: ma se parlassimo in un blog dei libri che leggiamo? E così è nato Chili di Libri.

9) Il primo libro letto?

Il primo di cui abbia cognizione, perché mi è rimasto nel cuore è Momo di Michael Ende, più conosciuto per La storia infinita, ma io ho sempre preferito i tesori nascosti e Momo è un vero gioiello.

10) Il tuo libro preferito?

Cambia continuamente. Sono molto legata, come ho detto, a trilogia della città di K., ma amo molto I Promessi Sposi, che lessi a nove anni, versando lacrime copiose sulle pagine dedicate alla madre di Cecilia. In generale trovo che nel panorama letterario italiano contemporaneo ci siano grandi scrittrici che meriterebbero maggiore visibilità: Simona Lo Iacono, Carmen Pellegrino, Giorgia Tribuiani, solo per citare le prime che mi vengono in mente, che oltre a una scrittura originale e arguta, hanno anche molto da raccontare. Proprio perché ritengo che dovrebbero avere più spazio, con Daniela abbiamo creato la pagina Donna Letteratura e l’hashtag #RMW (Read More Women), in cui crediamo molto.


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