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Intervista a Francesco Leo
È nata dal mio animo estremamente introverso. Quand’ero piccolo non mi piacevo né per come apparivo né per il modo che avevo di rapportarmi con gli altri. Mi sentivo sempre insicuro, timoroso. Col tempo ho intrapreso un percorso di cambiamento che mi ha portato a essere orgoglioso della persona che sono diventato. Ma, alla base di tutto, la scrittura mi ha aiutato molto. È stata il mio porto sicuro quando mi sentivo solo e un modo per scandagliare meglio il mio animo per acquisire più consapevolezza di me. Col tempo, quello che era un bisogno e una terapia – se così si può definire – è diventata una forte passione. Oggi lo considero un secondo lavoro.
Di solito non ascolto musica mentre scrivo, lascio che la mente s’immerga del tutto nel mondo che sto plasmando. Sento molta musica strumentale, in genere, quando raccolgo i frammenti nella testa per intessere trame e/o determinate scene. Penso che la musica sia uno strumento molto potente, specie se conosciuta e gestita in modo appropriato.
Dico e ripeto ogni volta che uno scrittore lascia sempre un po’ di sé tra le pagine. Che lo si voglia fare o meno, è inevitabile. Si lavora a un’opera che nasce da idee, e quelle idee incarnano valori e messaggi della mente che le concepisce.
Ho esordito col fantasy classico, evolvendolo poi molto spesso col trascorrere degli anni. Ho anche scritto un thriller, genere che voglio sperimentare. Uscirà prossimamente, e sono curioso di vedere la reazione del pubblico.
Il primo, di sicuro. L’esordio è sempre il passo più difficile, ma anche quello necessario a farti capire se è il caso o meno di iniziare questa avventura. Una volta cominciata, però, non si finisce più.
Diretto, senza dubbio. Una delle regole fondamentali della scrittura creativa è lo Show, don’t tell.
Mostrare e non dire, appunto. Mostro i dialoghi e le vicende, non le racconto.
Al di là di stilemi e regole, però, questa è una scelta che condivido anche personalmente. Adoro pensare ai miei libri come a dei film, quindi cerco sempre di regalare immagini per quanto più mi è possibile.
Di solito non accade mai. Accadrà? Non lo so, forse. Il famoso blocco dello scrittore è temuto dai più, ma al momento sono pronto ad affrontarlo. Spesso impiego più tempo per strutturare una storia, ma una volta pronta parto con la stesura e non mi fermo.
Per fortuna, sono uno che ha le idee ben chiare su dove voglio andare a finire e cosa comunicare.
Sì, un’amica di vecchia data nonché mio primo grande amore (taciuto). Oggi siamo in ottimi rapporti, e ha esordito anche lei nel mondo editoriale.
Fumetti, probabilmente. Ma, restando nello specifico dei libri, forse Piccoli Brividi. Non ho un ricordo esatto, ma suppongo che si trattasse di quella saga.
Non ne ho uno esatto. Ho amato Harry Potter, che è stato anche uno sprono a tuffarmi nel fantasy, ma anche diversi classici come La Storia Infinita.
Non saprei dare un’etichetta specifica a un libro, credo che ognuno abbia un valore a sé e che possa essere visto come un insegnamento. Insegnamento che muta in base all’età in cui si legge una storia. La meraviglia della letteratura è proprio questa, immagino: mostrarti cose diverse in base in al proprio bagaglio di vita.
Grazie a Francesco per la chiacchierata
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