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Intervista a Matteo Eraldo
1) Da dove è nata la tua passione per la scrittura?
Dalla constatazione di poter ferire la carta con l’inchiostro... e le mie percezioni alterate del mondo, ahahah.
2) Cosa ascolti mentre scrivi?
Generalmente, mentre produco qualcosa che reputo interessante, ho soltanto silenzio attorno a me, ma di tanto in tanto, quando il silenzio è troppo, ascolto la musica classica e Einaudi.
3) Quanto di te metti nelle tue opere?
Dipende molto da che punto di vista vengono guardati i miei libri: non c’è nulla di autobiografico nelle vicende che succedono ai miei personaggi, ma la visione del mondo che li caratterizza è molto personale e riguarda un qualche aspetto della mia psiche.
4) Il genere che preferisci scrivere?
Drammi legati alla profondità psicologica; credo sia interessante scavare negli abissi in cui pochi avventurosi desiderano perdersi.
5) Il libro che ti ha dato coraggio per buttarti nel mondo della scrittura?
“Piccoli brividi”, la collana horror che leggevo da bambino e che mi spingeva a scrivere ogni anno un racconto del terrore.
*** P.S ho iniziato a scrivere a otto anni, quindi potete immaginare quanta paura potessi mettere ai miei (ipotetici) lettori!
Assolutamente il discorso diretto!
7) Cosa ti aiuta quando ti blocchi con la scrittura?
La vita e i drammi — veri o presunti —che mi trovo ad affrontare
8) Hai una beta reader per le tue storie?
No, ma ho un editor bravissimo e con molta pazienza
9) Il primo libro letto?
“Veronika decide di morire”, anche se dopo tutto quello che ho detto questa risposta sembra davvero banale ahahah.
10) Il tuo libro preferito?
Una domanda facile, eh? Facciamo che ti dico quello che mi ha affascinato in modo quasi morboso e che ho letto più volte: “Il caso di Eddy Bellegueule”.
Grazie a Matteo per la chiacchierata
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