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mercoledì 25 novembre 2020

Recensione: Il ritmo della guerra

 Benvenuti nel nostro angolo


Titolo: Il ritmo della guerra
Autore: Brandon Sanderson
Editore: Mondadori
Genere: Fantasy
Prezzo: Ebook 14.99 - Cartaceo 30.40 Euro


Sinossi
Dopo aver riunito gli umani in una coalizione per difendersi dall'invasione nemica, Dalinar Kholin e i suoi Cavalieri Radiosi combattono da un anno una guerra brutale e prolungata. Nessuno sta avendo la meglio e su ogni mossa strategica incombe la minaccia di un tradimento da parte di Taravangian, subdolo alleato di Dalinar.

Recensione
Quando amo i fantasy, soprattutto se si trattano di saghe. Li amo tantissimo perchè ti permettono di dimenticare, durante la lettura, il mondo reale, quello che vivi tutti i giorni e ti permette d’immergerti in un altro mondo, un mondo fatto di magia, guerra, bene e male, misteri e voglia di proteggere le persone che ami.

Il ritmo della guerra è il quarto volume delle Cronache della Folgoluce, e devo dire che è una bella lettura di 1344 pagine. Sarà noioso penserete, ma credetemi lo stile di scrittura dell’autore è molto fluido e scorrevole, che solo all’ultima pagina ti rendi conto di aver finito di leggere.

Il libro si divide in cinque parti.

Ed è stata una lettura che mi ha presa subito fin dal prologo.

Mi ha fatto immedesimare nei vari personaggio. In Navani, in Kaladin, in Venli e in tanti altri. Infatti mi sembrava di essere li mentre Kaladin combatte contro i Coalescenti, mentre Shallan tenta d’infiltrarsi nelle truppe del nemico e nelle sfide che dovrà affrontare Dalinar.

Infatti mi sono affezionata molto ai personaggi che vengono caratterizzati molto bene, e che hanno delle personalità molto forti, dalla quale prevalgono tutti. Infatti nessuno per me viene messo al secondo piano.

La storia è fluida e piena di suspanse, mi ha fatto venire il batticuore, per gli avvenimenti e i colpi di scena.

Il finale mi ha fatta rimanere a bocca aperta e con la voglia di consigliare la lettura agli amanti come me di saghe.

Vi lasciamo con un estratto
Kaladin si disse che le visioni erano solo incubi, ma voleva comunque artigliare il suo stesso cranio. Insinuarsi lì dentro, tirare fuori tutti i pensieri terribili, l’oscurità travolgente. Tempeste. Era… era… Era così stanco.

Letizia Romano

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