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martedì 15 gennaio 2019

Benvenuti nel nostro angolo

Titolo: Settante acrilico trenta lana
Autore: Viola Di Grado
Editore: e/o
Genere: Narrativa
Prezzo: Ebook 7.99 - Cartaceo 9.00


Sinossi
Camelia vive con la madre a Leeds, una città in cui «l'inverno è cominciato da tanto tempo che nessuno è abbastanza vecchio da aver visto cosa c'era prima», in una casa assediata dalla muffa accanto al cimitero. Traduce manuali di istruzioni per lavatrici, mentre la madre fotografa ossessivamente buchi di ogni tipo. Entrambe segnate da un trauma, comunicano con un alfabeto fatto di sguardi. Un giorno però Camelia incontra Wen, un ragazzo cinese che lavora in un negozio di vestiti e che le insegna la sua lingua. Saranno proprio gli ideogrammi ad aprire un varco di bellezza e mistero nella vita di Camelia, attribuendo nuovi significati alle cose. Camelia si innamora di Wen, ma lui la respinge nascondendogliene il motivo. E c'è anche il bizzarro fratello di lui, ossessionato dall'oscura morte di Lily, un'altra studentessa di Wen…

Recensione
Viola Di Grado è una vera scoperta. Il suo modo di scrivere è profondamente affascinante, ne sono rimasta inizialmente sconvolta, e poi rapita fino a terminare il suo libro in solo un paio di giorni. La protagonista, Camelia, vive quasi del tutto nascosta in casa insieme a sua madre che, traumatizzata dalla morte del marito, ha completamente abbandonato la parola e la cura di se stessa. Non facciamo altro che respirare il disagio, la tristezza, la depressione di queste due donne diverse, ma con lo stesso trauma alle spalle. La narrazione è molto descrittiva, fatta di immagini vivide per quanto ogni riferimento riporti sempre al tempo grigio e piovoso che accompagna quasi tutta la storia. Le descrizioni sono semplici e al tempo stesso così profonde, ben piazzate, intriganti, che pare di stare dentro “La persistenza della memoria” di Salvador Dalì. Cruda, eppure delicata nel suo modo di raccontarci l’evoluzione di questa depressione costante, Viola ci accompagna sempre più nel profondo tramite l’utilizzo dei caratteri cinesi, il loro studio, il loro modo di svelare l’essenza delle cose.
Una lettura che consiglio a chi ama le storie tristi, malinconiche, a chi non ama il lieto fine a tutti i costi.

Voto: 4/5

Vi lasciamo con un estratto
Fuori, nel bel mezzo di un’aiuola striminzita, mi aspettava un papavero. Forse dovrei dire che era stupendo. Era tremendamente rosso, superava il concetto di rosso. Il suo gambo tagliava l’aria perfetto, alto e verdissimo, i suoi petali si spalancavano al sole come cosce, scivolavano sinuosi dalla corolla gonfia e sbaciucchiata dalle api.
Cosa gli dava diritto di essere così bello? Cosa dà alla natura il diritto di cospirare costantemente contro la bruttezza, di allungare braccia rampicanti sulle case degli uomini, di riesumare dalla gola secca dell’inverno inglese un papavero come quello? Sbriciolai la sua salma sotto i miei anfibi.

Claudia Simonelli

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