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Intervista a Davide Rossi
1) Da dove è nata la tua passione per la scrittura?
La mia passione per la scrittura nasce da lontano, dall’infanzia. La lettura di fumetti, Dylan Dog, e poi di romanzi, Fenoglio e Pavese in particolare, mi hanno aiutato a crescere in conoscenza e fantasia. Nell’adolescenza è arrivata la passione per il cinema: Fellini, Pasolini, i film horror. L’insieme di queste cose mi hanno condotto lungo una strada già tracciata: il sogno di fare cinema. Come lo volevo fare? Scrivere le sceneggiature. Da lì è incominciato il mio percorso, che mi ha portato a scrivere un mediometraggio, diverse sceneggiature di cortometraggi e soprattutto due romanzi.
2) Cosa ascolti mentre scrivi? Musiche che si adattano a fare da sottofondo e che non mi obbligano porre particolare attenzione, ma che apprezzo, ovviamente. Ultimamente amo ascoltare musica classica, in particolare Brahms. Amo anche Bombino, un autore tuareg, in tema con il mio ultimo romanzo.
3) Quanto di te metti nelle tue opere?
Ci metto le sensazioni, ma non i pensieri o le opinioni. I personaggi di cui scrivo sono molto distanti da me. Durante la scrittura amo vestire le anime di altre persone, i loro corpi e provare a viverli. Alcune volte è piacevole, altre volte è doloroso.
4) Il genere che preferisci scrivere?
Attualmente non ho scritto romanzi di genere, in un prossimo futuro lo farò sicuramente. Amo molto i gialli e i noir. “Storia di un numero” è un romanzo difficilmente catalogabile, alcuni, forse, lo etichetterebbero come di “formazione”, francamente io non saprei iscriverlo a una categoria.
5) Il libro che ti ha dato coraggio per buttarti nel mondo della scrittura
“Le regole dell’attrazione” di Ellis mi ha ispirato talmente tanto che ho scritto “E alla fine c’è la vita”, il mio romanzo di esordio. Quel libro, unito al film omonimo, sono stati una vera rivelazione per me.
6) Cosa preferisci: discorso diretto, indiretto, entrambi?
Non ho una preferenza particolare. Di solito inizio a scrivere avendo un’idea precisa sullo stile di scrittura. Intorno a questo costruisco la narrazione, che deve essere funzionale alla storia e viceversa.
7) Cosa ti aiuta quando ti blocchi con la scrittura?
Io non scrivo sempre, mi prendo dei periodi di pausa. Durante queste soste leggo molto, più del solito, guardo molti film, vado a mostre, ascolto musica, semplicemente vivo. Arriva un momento che devo scrivere, diventa quasi una necessità. In quell’istante inizio a scrivere, anche se non ho idee. A questo punto la scrittura avviene quotidianamente, un lavoro, che deve essere portato avanti con costanza. Con questo metodo non ho mai sofferto di blocchi creativi.
8) Hai una beta reader per le tue storie?
La mia compagna, Sara. Lei mi ha incitato a riprendere la scrittura dopo tre anni di pausa, lei è la prima destinataria della mie opere. Le devo molto.
9) Il primo libro letto?
Credo “I ventitré giorni della città di Alba” rimasi ammagliato.
10) Il tuo libro preferito?
“Ti prendo e ti porto via” di Niccolò Ammaniti, è il romanzo perfetto.
Grazie a Davide per la chiacchierata